La letteratura e la musica ci hanno abituato a pensare che non ci sia nulla di speciale nelle storie sul recupero da una dipendenza: non sono eccezionali quanto le avventure estreme e spericolate vissute durante una sbornia, non sono sagge quanto il genio creativo alimentato dall'alcol, celebrato dalla critica e acclamato dal pubblico.
Anche nella storia sul recupero di una giovane ragazza americana, a prima vista, non c'è nulla di speciale, eccezionale o saggio: una studentessa che viaggia attraverso il paese per laurearsi a Harvard, frequentare uno dei migliori master di scrittura creativa degli Stati Uniti e ottenere il dottorato in letteratura a Yale; un'alcolista con disturbi alimentari che si mantiene lavorando in una pasticceria mentre scrive un romanzo e prova a convivere con lo struggente bisogno di sentirsi unica agli occhi dei familiari, dei colleghi, degli amici, del fidanzato.
Quando quella ragazza partecipa alla prima riunione degli Alcolisti Anonimi nel seminterrato di una chiesa impregnato dell'odore di biscotti e caffè, capisce che non ci sono modi affascinanti per raccontare il tema del recupero. Gli sconosciuti seduti accanto a lei hanno vissuto le sue stesse esperienze e hanno provato le sue stesse emozioni: la sbornia, il furore, la sete, la vergogna, la ricaduta, l'astinenza. Il programma dei dodici passi si trasforma, così, in un cammino condiviso e comunitario per fare i conti con le proprie debolezze e imparare a essere sempre più presenti a se stessi. E si tratta di un cammino che diventa speciale, eccezionale e saggio proprio perché già vissuto, perciò utile e prezioso per chiunque trovi il coraggio di intraprenderlo. Ecco perché, quando Leslie Jamison ha deciso di pubblicare la sua storia, ha scelto di scrivere usando la prima persona plurale, facendosi accompagnare da un coro di voci segnate dalla dipendenza e dal tentativo - non sempre a lieto fine - di raggiungere la sobrietà: persone ordinarie come motociclisti, madri single, avvocati e giornalisti, ma anche noti scrittori e artisti come Raymond Carver, Billie Holiday, Amy Winehouse, Stephen King e David Foster Wallace.
Espressiva commistione tra un memoir e un saggio di critica letteraria, Rinascere rivela quanto sia difficile, commovente e delicato scavare dentro se stessi senza pretendere di trovare una risposta, ma soltanto la consapevolezza che ogni dipendenza può essere vinta andando avanti «un giorno alla volta».