Una insolita storia d’amore negli anni successivi all’unificazione italiana. Giorgio, giovane ufficiale di bell’aspetto, è innamorato di Clara, una donna bellissima che lo ricambia con passione. Trasferito in un’altra sede, il giovane conosce Fosca, che è l’antitesi, non solo onomastica, di Clara. Sgraziata e per di più afflitta da isteria, ma con la consapevolezza che tutto ciò la rende immune dalle convenzionali norme di corteggiamento. «La mia deformità – ammette – ha almeno questo vantaggio», dichiara a Giorgio stupito dalle avance sempre più ardite di costei. Fosca tesse intorno al giovane una trama di ricatti, servendosi soprattutto della malattia e dei suoi sintomi strazianti, che alla fine avranno la meglio sulla ritrosia di Giorgio. L’autore avverte sin dall’inizio che «più che il racconto di una passione d’amore, io faccio forse qui la diagnosi di una malattia». In effetti il romanzo ci fa attraversare zone diverse della tradizione letteraria: dalla passione travolgente del tardo romanticismo e del romanzo d’appendice, al gusto per l’analisi del caso clinico del naturalismo, fino ai presagi di decadentismo e di romanzo psicologico, sconfinando pure in quell’oscura zona dell’orrore ove si aggirano le creature che succhiano dalle loro vittime la linfa della vita e la salute.