Scritto intorno al 1830 da Charles Nodier (considerato da Calvino il capostipite della famiglia dei grandi scrittori-bibliotecari), Il bibliomane racconta la giornata di un bibliofilo tranquillo, in una Parigi assolata che ancora porta i segni dei drammi della rivoluzione di luglio. È l’ultima passeggiata di Monsieur Théodore, compiuta tra librai antiquari, editori e case d’aste, un cammino che con poche variazioni si potrebbe percorrere ancora oggi. L’amante dei libri, del 1841, accanto alle descrizioni del bibliofilo, delinea un futuro fosco per l’editoria: schiacciato sotto il peso dell’iperproduzione, il libro è destinato a morire. Profezie allarmate e allarmanti si mescolano ad aneddoti sul mondo del libro, tra curiosi tipi umani (tra cui il bibliofobo) e ritrovamenti avventurosi, secondo il principio per cui “meglio un libro raro che un buon libro”, in due scritti divertenti, leggeri e terribilmente pessimistici sulla sorte della lettura.