In Gesù il ribelle Reza Aslan ci aveva raccontato la complessa figura del Nazareno, restituendoci il ritratto dell'uomo vero che era Gesù, con tutte le sue contraddizioni. Ora affronta un tema ancora più vasto e ambizioso: Dio, in tutte le sue forme e manifestazioni. Gli studi, ci spiega, hanno dimostrato che i bambini faticano a distinguere tra uomini e Dio: quando si chiede loro di immaginare Dio, descrivono immancabilmente un essere umano dotato di capacità sovrumane. E crescendo le cose non cambiano. Si tratta di una proiezione non priva di conseguenze, perché attribuiamo a Dio non solo quello che c'è di buono nella natura umana - la compassione, la sete di giustizia - ma anche quello che c'è in noi di cattivo: l'avidità, l'intolleranza, la propensione alla violenza. Secondo Aslan il desiderio innato di umanizzare Dio è iscritto nel nostro cervello e ciò lo rende una caratteristica centrale di quasi tutte le tradizioni religiose. È quello che ci ha portato a formulare le prime teorie sull'universo e sul nostro ruolo al suo interno. Ha ispirato le nostre prime rappresentazioni fisiche dell'aldilà. "Con questo non si vuole sostenere che Dio non esiste, o che ciò che chiamiamo Dio è totalmente un'invenzione dell'uomo" scrive Aslan. Che in queste pagine non si pone l'obiettivo di dimostrare l'esistenza o la non esistenza di Dio ma, da brillante studioso e abile narratore qual è, percorre l'intera storia della spiritualità umana, dall'animismo primitivo alle grandi religioni monoteistiche fino alla mistica islamica: un lungo sforzo in continua evoluzione per dare un senso al divino rendendo Dio noi.