«Un profondo umanista contemporaneo e un indomito intellettuale pubblico.»
La Stampa
«Pensatore inclassificabile, lettore instancabile, libero da ideologie e convinto oppositore di tutti i totalitarismi.»
Il Sole 24 Ore
«Tzvetan Todorov, il filosofo che scava negli abissi dell’umanità.»
Corriere della Sera
«Uno scrittore che unisce la grazia e la modestia a una vastissima cultura, che ama trasmettere al pubblico e non soltanto coltivare tra accademici.»
la Repubblica
«Un profondo umanista contemporaneo e un indomito intellettuale pubblico.»
La Stampa
«Pensatore inclassificabile, lettore instancabile, libero da ideologie e convinto oppositore di tutti i totalitarismi.»
Il Sole 24 Ore
«Un’indagine sul rapporto tra arte e potere in cui si intravede anche la storia dell’autore.»
il Venerdì di Repubblica
La Russia dei primi anni del Novecento rappresenta una delle poche, meravigliose congiunture della storia in cui un numero stupefacente di grandi artisti si trova a convivere e a farsi intensa, febbrile comunità. Nelle parole di uno dei protagonisti di quegli anni, il poeta Vladislav Chodasevič, «tutte le strade erano aperte, con un solo obbligo: andare quanto più possibile veloce e lontano». Sono gli anni di Bulgakov e di Majakovskij, di Pasternak e Mandel’štam, di Šostakovič, Ėjzenštejn e di tanti altri, donne e uomini che la sorte gettò nella tempesta della Rivoluzione e del nascente regime sovietico. Cent’anni dopo, Tzvetan Todorov ha deciso di rievocare l’avventura di una generazione che dopo aver spesso accompagnato con entusiasmo i primi slanci antizaristi e libertari, si trovò di fronte a un potere progressivamente sempre più cieco e ottuso, ed elaborò strategie ora di opposizione, ora di compromesso, ora di drammatica resa: il suicidio, l’esilio, più spesso il silenzio. Todorov racconta questa miriade di traiettorie avventurose, laceranti, a volte semplicemente grottesche con la sua enorme cultura e la sua prosa avvincente, soffermandosi a lungo sulla figura complessa e per questo esemplare del grande pittore Kasimir Malevič. Ma nelle sue pagine risuonano anche gli echi della vicenda personale che portò nel 1963 l’autore a fuggire la cappa di piombo della natia Bulgaria e a rifugiarsi in Occidente. Anche per questo L’arte nella tempesta, pubblicato in Francia a un mese dalla scomparsa, resterà come il degno testamento di un grande maestro di studi e di libertà, una delle ultime grandi figure esemplari della cultura europea.