"Questo su Flaubert è forse il più disteso e il più classico dei saggi di Thibaudet: ricostruzione rigorosa e spregiudicata d'una vita, e del lungo viaggio compiuto alla ricerca dell'arte". Così scriveva Giacomo Debenedetti, esaltando i meriti di un'indagine che gettava piena luce sulla visione binoculare di Flaubert, comprensiva "della realtà e del sogno, del grottesco triste che è alla base di Madame Bovary". Con Thibaudet, allievo di Bergson, polemizzò Proust, definendo Flaubert "un genio grammaticale". In questo volume vengono oggi riproposti i due testi emblematici dello straordinario confronto tra due sacerdoti dell'intelligenza, esempi luminosi di una capacità critica vissuta come "festa, ricchezza, allegrezza, gioia di vivere". Introduzione di Daria Galateria.