Un papa, sopraffatto dalla realtà, ha lasciato il soglio pontificio e si è ritirato a meditare in un remoto monastero benedettino.
Un misterioso frate va a fargli visita e lo interroga sui motivi della sua scelta. Il pacato confronto tra i due religiosi si trasforma presto in scontro non solo dialettico: l'uno sostiene con veemenza le ragioni della propria rinuncia, l'altro lo incalza con l'accusa di avere abbandonato il gregge che gli era stato affidato, tradendo così il principio stesso della sua missione.
Neppure il rivelarsi della natura inaudita dell'ospite placherà il contrasto tra i due – o forse tra le due anime di un pontefice rinunciatario che, come qualsiasi mortale cui brucino le proprie rese, si misura con la coscienza sino alle estreme conseguenze. Facendo parlare i personaggi di Renuntio Vobis esclusivamente con versetti del Vecchio e del Nuovo Testamento, Sergio Claudio Perroni affronta un evento della storia recente che ha sconcertato il mondo e ne fa un racconto avvincente in cui la parola biblica è, al tempo stesso, sublime strumento espressivo e attualissimo paradigma spirituale; un invito a fare memoria dell'assoluto, unico rimedio al nulla.