Il blues dei buchi neri by Janna Levin

Il blues dei buchi neri

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Da quando nel 1916 Einstein predisse l'esistenza delle onde gravitazionali – minuscole increspature nello spaziotempo generate da eventi insondabili – la scienza si è preoccupata di indagare se tali vibrazioni possano essere registrate. Perché, in questo caso, potremmo osservare il nostro universo attraverso il suono: il «sibilo» del Big Bang, il «canto» – simile a quello delle balene – delle supernovae che esplodono, le «vibrazioni» prodotte dalla collisione di due buchi neri.

Il 14 settembre 2015 la previsione di Einstein ha ricevuto una clamorosa conferma: per la prima volta due interferometri del progetto statunitense LIGO (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory) hanno rivelato gli effetti di una potentissima collisione di due buchi neri avvenuta 1,3 miliardi di anni fa, e che è stata percepita sulla Terra come un lieve «tremore». Ma forte abbastanza da provocare un vero e proprio terremoto nel campo della astrofisica.

Janna Levin racconta con divertita leggerezza e un linguaggio accessibile l'affascinante storia di un secolo di ricerca, di ipotesi teoriche e di esperimenti scientifici, ma anche di creatività, tic, aspirazioni e ossessioni, raccolta dalla viva voce di Rai Weiss, Kip Thorne e Ron Drever, i tre scienziati che hanno dato vita al progetto LIGO. Un'ambizione sperimentale nata da un'idea stravagante – misurare le onde gravitazionali facendo propagare raggi di luce tra diversi corpi e valutare il loro effetto sul tempo che la luce impiega per andare dall'uno all'altro – e diventata poi l'apice di intere carriere e di decenni di innovazione tecnologica: oggi LIGO si avvale di due osservatori, uno a Hanford (Washington) e l'altro a Livingston (Louisiana), ognuno dei quali si estende su un'area di 4 km2, e al progetto, costato complessivamente più di 1 miliardo di dollari, collabora un team internazionale di oltre un centinaio tra scienziati e ingegneri.

«Questo libro» scrive l'autrice «è una cronaca delle onde gravitazionali – una registrazione acustica della storia dell'universo, una colonna sonora che accompagna il film muto dell'astronomia – e al tempo stesso un tributo a un'impresa sperimentale donchisciottesca, epica, lacerante, un tributo a un'ambizione da folli.» Janna Levin insegna fisica e astronomia al Barnard College della Columbia University. Studiosa dell'universo primordiale e dei buchi neri, fra i suoi libri ricordiamo: How the Universe Got Its Spots: Diary of a Finite Time in a Finite Space (2003) e A Madman Dreams of Turing Machines (2006), con cui si è aggiudicata il PEN/Bingham Prize.

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