Gli amanti by Rod Nordland

Gli amanti

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20 marzo 2014. Verso mezzanotte una ragazza di diciotto anni abbandona la casa rifugio dove è scampata alla furia dei persecutori per fuggire con il suo innamorato. Fuori, se avrà fortuna, l'attende una precaria sopravvivenza, fatta di stenti, incertezze e paure. Ma se qualcosa andasse storto, rischia l'arresto, violenze di ogni genere e, quasi sicuramente, la morte. Soprattutto se la polizia la consegnerà alla sua famiglia. Perché Zakia, ragazza afghana di etnia tagika, musulmana sunnita, ha osato rifiutare il matrimonio combinato dai famigliari per amore di Ali, un ragazzo di etnia hazara, musulmano sciita. La madre l'ha maledetta, e il padre e i fratelli sono disposti a tutto pur di lavare col sangue la macchia del disonore.

Quella fuga cambierà irreversibilmente non solo la vita dei due ragazzi, ma anche quella di molte altre persone, tra cui il giornalista americano Rod Nordland, che si troverà sempre più coinvolto nella vicenda di cui ci offre un appassionato resoconto, fino a oltrepassare i limiti posti dalla deontologia professionale e diventare «complice» di due latitanti. Alle prese con le incertezze, le ipocrisie e le ambiguità della politica, con l'intreccio di inconfessabili interessi che accompagnano ogni guerra, Nordland scoprirà la propria impotenza, l'incapacità, nonostante la sua posizione privilegiata e le risorse di cui dispone, di garantire non solo il lieto fine della storia d'amore, ma anche la stessa incolumità dei due amanti, a loro volta confusi e sospettosi di fronte a un mondo che continuano a sognare, ma dal quale temono di scoprirsi irrimediabilmente esclusi (come quando si accorgono della «cecità» a cui li condanna il loro analfabetismo).

Attorno alla vicenda di Zakia e Ali, la società afghana sembra rischiare un drammatico ripiegamento su se stessa. Dopo anni di impegno e di ingenti investimenti statunitensi nella lotta per l'«eguaglianza di genere», i signori della guerra con cui l'Occidente si è alleato per combattere il terrorismo islamista si sono rivelati, sotto il profilo della violenza contro le donne, degni eredi dei talebani. A conferma che il vero motore della spasmodica resistenza all'invasione sovietica prima, e alla coalizione occidentale poi, è stato in realtà il «jihad contro le donne», cioè il disperato e feroce tentativo di autoconservazione della rigida società patriarcale e maschilista, profondamente radicata nella cultura tradizionale afghana.

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