L’odissea di Valerian Albanov inizia nel 1914, dopo aver abbandonato la Sant’Anna, un veliero russo partito da Alexandrovsk e diretto a Vladivostok e in nuovi territori di caccia, che aveva già percorso 11.000 chilometri attraverso alcune tra le acque più pericolose della Terra. Dopo meno di due mesi di viaggio, la nave viene intrappolata nel ghiaccio e comincia ad andare alla deriva a nord, insieme alla distesa di ghiaccio del Mare di Kara, per quasi un anno e mezzo. Con i rifornimenti in diminuzione e senza alcuna speranza di soccorso, Albanov, allora trentaduenne, ufficiale di navigazione della nave, insieme a tredici dei suoi colleghi lascia l’imbarcazione e il resto dell’equipaggio per cercare terre solide.
Attrezzato di rudimentali slitte e kayak costruiti con i frammenti della Sant’Anna, Albanov inizia la sua terribile marcia di diciotto mesi nella Terra di Francesco Giuseppe, a piedi o in sci, privo di dettagliate carte nautiche e di mappe, munito semplicemente di un cronometro rotto, una bussola tascabile difettosa, un sestante e uno scandaglio troppo corto per misurare l’effettiva profondità delle acque, nonché con scarsi rifornimenti e una squadra di uomini del tutto impreparati ad affrontare un’impresa titanica come quella.
Combattendo la fame e la sete, le terrificanti temperature sottozero, lo sfinimento costante, le tempeste di neve e la cecità, fronteggiando orsi polari e trichechi, subendo il tradimento di due compagni e il furto di una grossa parte dell’attrezzatura e dei viveri, soffrendo man mano la perdita di gran parte della squadra, Albanov persiste alla ricerca di un avamposto che è convinto si trovi a Capo Flora, a duecento chilometri dal punto di partenza originario. Lui e il suo compagno di bordo, ultimi superstiti, sopravviveranno a una serie di incidenti incredibili: addormentati su un banco di ghiaccio cadranno nell’acqua gelata legati in un sacco a pelo; lo scorbuto quasi li ucciderà a pochi chilometri dalla meta e, una volta soccorsi, verranno catturati nelle prime schermaglie della prima guerra mondiale, un conflitto di cui non erano a conoscenza.
Valerian Albanov compì uno dei viaggi più incredibili nella storia dell’esplorazione artica. Il suo racconto di quell’allucinante calvario di sopravvivenza compete con le avventure dei famosi eroi Robert Falcon Scott, Apsley Cherry-Garrard, e Ernest Shackleton.