«Uno scrittore di infinito talento.»
Roberto Bolaño
Dove si trova il confine tra realtà e letteratura? Esiste? Si lascia attraversare nei due sensi? Possono formularsi così le domande che Javier Cercas sembra porsi in questo giallo sui generis. Il protagonista, uno scrittore di nome Álvaro, è impegnato con tenacia e dedizione a costruire l’opera letteraria definitiva. Per raggiungere il suo scopo, e cogliere con precisione la complessità del reale, non c’è niente di più facile che ispirarsi ai suoi condòmini: una giovane coppia di sposi con gravi problemi economici, un vecchio reazionario che partecipò alla guerra civile e una portinaia dagli appetiti incontenibili, fonte preziosa di aneddoti e informazioni. Ma il perfetto meccanismo narrativo di Álvaro comincia a vacillare quando le persone in carne e ossa si rivelano sempre più simili ai personaggi del suo romanzo, la cui trama si snoda intorno al destino tragico di uno di essi. Sospeso tra il serio e il grottesco, Il movente non è soltanto un sofisticato gioco intellettuale, ma anche un’indagine sul senso della letteratura, sui problemi della scrittura e della perdita di contatto con il reale. Come in uno specchio che distorce l’immagine riflessa, il protagonista rimane in bilico tra la fantasia e la propria vita, chiedendosi se sia davvero possibile scegliere.