A partire dal 1968, ogni anniversario ha prodotto idee, visioni e opinioni su quello che è stato definito un “anno magico”. E così il racconto e il ricordo del ’68 hanno sviluppato una vita propria, che di volta in volta si è adattata alle esigenze del periodo storico nel quale veniva evocata. Da allora il mondo è cambiato. Il ’68 capitava in un momento di crescita economica, di espansione del benessere comune. Oggi, dopo una crisi finanziaria che ha colpito tutto l’Occidente e una pericolosa degenerazione del discorso politico, non è più possibile ragionare con le stesse coordinate. Questo libro non celebra quell’anno, ma ne misura la memoria nella politica contemporanea, nei suoi temi e nei suoi conflitti. La memoria, la crisi e la trasformazione sono le lenti attraverso le quali i grandi intellettuali del nostro tempo pesano il lascito del passato nel presente. Nel cinquantesimo anniversario dell’anno della rivolta, la memoria del ’68 esiste infatti come eredità simbolica nei movimenti della politica europea e globale. Di quelle vicende che cosa ricordiamo? Ma soprattutto, che cosa abbiamo rimosso? Per la prima volta intellettuali e politici, da Colin Crouch a Bernie Sanders e a Pablo Iglesias, dialogano sulla debolezza globale della sinistra, sulla base sociale necessaria a costruire un discorso politico inclusivo e sulla ricerca necessaria di identità collettive.