Sullo sfondo dell’America lacerata dalla guerra di Secessione si snodano le storie delle protagoniste, tutte femminili, di questo romanzo divenuto da subito un classico amatissimo dal pubblico dei giovani lettori (e non solo). Le “piccole donne” del titolo sono le sorelle March. Quattro ragazze con caratteri molto diversi tra loro: Margaret, per tutti Meg, la maggiore, sedici anni, ha una passione inveterata per l’eleganza del bel mondo; Josephine, la scarmigliata, ribelle e anticonformista Jo, quindici anni, adora scrivere racconti e divorare libri; Elizabeth, detta Beth, tredici anni, timida al punto da non riuscire ad andare a scuola, molto dolce e con uno spiccato talento per la musica; Amy, la piccola di casa, dodici anni, capricciosa e vanesia, adora dipingere e disegnare ed è l’artista del gruppo. Basta leggere la prima pagina per immergersi nell’atmosfera casalinga di casa March: il chiacchiericcio fitto delle sorelle, gli echi di un mondo che fuori è pieno di gioia, le evasioni nel sogno. La bellezza di "Piccole donne" è tutta nel divampante incendio di un mondo che fu, il mondo delle illusioni fanciullesche, un mondo in cui la vita è ancora potenza e scrigno di ogni possibilità. Nell’affollarsi dei presagi all’ultima pagina del libro, quando le quattro sorelle, ognuna con un tono diverso, si dicono che non sarebbe possibile essere più felici di così, e nel dirlo riescono a fermare l’attimo, ma solo per poco; perché poi crescono.